Röpke: se vuoi la pace prepara le istituzioni

Flavio Felice (estratto dalla postfazione)

“Avvenire”, 28 marzo 2023

Wilhelm Röpke è considerato tra i padri intellettuali e tra i fondatori del nuovo ordine socio-economico della Repubblica Federale Tedesca e dell’economia sociale di mercato. La sua filosofia sociale lo rende un anello di congiunzione tra la Germania del dopoguerra e la tradizione ordoliberale tedesca sviluppata nella seconda metà degli anni Trenta. Con la trilogia La crisi sociale del nostro tempo, Civitas humana e il presente L’ordine internazionale ha segnato un percorso intellettuale la cui elaborazione teorica è stata interpretata anche come una forma di neo ordoliberalismo di stampo sociologico e politologico, fortemente radicato nel dibattito culturale del tempo […]

L’ordine internazionale è un’opera di grande impatto sia per la tematica di cui si occupa sia per il momento storico nel quale l’editore italiano decide di rieditarlo. Si tratta di un’opera matura che giunge al termine di una riflessione teorica che prende in considerazioni i principali aspetti dell’economia internazionale, sul finire della tragedia della Seconda guerra mondiale. Röpke, al pari di un’intera generazione di intellettuali liberali che si sono spesi energicamente contro la valanga totalitaria che aveva investito l’intero continente europeo, si interroga su quale ordine internazionale possa interpretare l’istanza civile di chi immagina una civitas humana al centro della quale sia posta la trascendente dignità della persona umana, un sistema politico fondato su istituzioni democratiche e un sistema economico conforme al libero mercato […].

Per tale ragione, prendendo spunto da quest’opera e ponendola in dialogo con alcuni autori che credo abbiamo contribuito come pochi alla discussione sul problema dell’implementazione di un assetto istituzionale conforme all’ordine di pace, si è cercato di offrire una riflessione che ponga al centro la questione del governo della pace. Ebbene, tale riflessione ci ha condotti a ripensare la nota locuzione “Si vis pacem, para bellum”, come suscettibile di una sostanziale variazione, una mutazione genetica che faccia della pace il più raffinato e pregiato tra i manufatti che la mente dell’uomo sia mai stata in grado di concepire e, prudenzialmente, di realizzare: Si vis pacem para institutiones […].

Röpke si interroga sulle cause ultime della guerra e derubrica come irrilevanti le ragioni di ordine psicologico e sociologico. Restano in piedi le ragioni di ordine giuridico e si chiede perché, nonostante esista un diritto internazionale che dovrebbe prevenire il ricorso alle armi, tale strumento appaia spesso impotente di fronte alla volontà di risolvere le controversie internazionali. La tendenza a voler insistere sulle cause giuridiche è definita da Röpke “giuridicismo”, la ricerca di una impossibile perfezione giuridica che impedisca il ricorso alla guerra. Al contrario, l’economista svizzero-tedesco mette in risalto le cause di ordine politico, che si presentano con la veste nobile della “ragion di Stato”, ma che tradiscono l’eterno vizio della “doppia morale”. Essa comporta la pretesa “dispensa morale” per chi si occupa della cosa pubblica; una riserva che consente al “principe” di turno di agire con la menzogna, con la violenza e con l’opportunistico tradimento dei patti internazionali […]

Röpke immagina una scena internazionale che superi l’attuale ordine statuale fondato sulla nozione di sovranità e che ponga al centro il tema di una federazione europea, i cui caratteri riflettano gli assi portanti delle singole democrazie liberali che andrebbero a comporla […].

Da questo punto di vista, il ripensamento della logica del potere assoluto, il rifiuto radicale della ragion di Stato e della doppia morale hanno condotto Röpke […] a soluzioni istituzionali che guardano a forme progressive di federalismo tra comunità statuali liberali e democratiche che cedono, via via, funzioni di sovranità, una volta avviato un processo di disarticolazione della stessa, in base al metodo funzionalistico […].

Così come ai fini dell’ordine interno non si ammette un’azione politica statuale non conforme alla morale individuale, ai fini del governo della pace, è irrealistico immaginare un assetto istituzionale sovranazionale difforme da quello statuale. Per tale ragione, ogni tentativo di superare l’ordine internazionale fondato sull’anarchia degli Stati e di dar vita ad un sistema multicentrico che abbia la forza di bandire la legittimità stessa della guerra, richiede un ripensamento dell’assetto istituzionale presente all’interno degli Stati nazionali e il superamento della nozione di potere sovrano a favore di una rilettura in chiave liberale, democratica e federalista delle autorità potestative nazionali […].

Wilhelm Röpke, L’ordine internazionale [1945], Rubbettino, 2022, pp. 338, € 19.00

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