Affinché si possa immaginare un governo della pace che non si riduca alla gestione ordinaria delle fasi di non belligeranza: il governo dei conflitti, cercando di assecondare ora la pretesa egemonica dell’uno ora quella dell’altro, bisognerebbe evitare, come scriveva Luigi Sturzo già nel 1928, «di fissare lo Stato moderno come colonne d’Ercole dell’organizzazione politica»
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Democrazia e autocrazia
Ogni critica di passatismo alla riflessione sul binomio democrazia-autocrazia, in forza di una non identificata e retorica contemporaneità fluida e liquida, ci appare soltanto come l’ennesima resa ai fatti – non certo alla Wehrmacht – di cui la storia è ricca, benché la stessa storia sia anche testimone di quanto essa sia sterile, di fronte alla fecondità del coraggio di coloro che seppero sfidare quei fatti e sconfiggere i loro sommi sacerdoti
Hayek come Sturzo. Il diritto liberato da lobby e partiti
Hayek evidenzia un problema che sta al cuore della teoria liberale e della critica liberale all’esperimento democratico, di fronte ai rischi che le democrazie si convertano nella dittatura di minoranze ben organizzate, portatrici di interessi particolari spacciati per il bene comune
Riforma fisco. Cerchiamo giustizia contributiva che salvi solidarietà e giustizia
Allo Stato spetta il compito di vigilare affinché chi oggi versa nel bisogno venga sostenuto in modo che, in forza dell’aiuto ricevuto, domani possa essere a sua volta attivo protagonista della solidarietà civile, dal momento che lì dove c’è miseria, la libertà non ha cittadinanza e dove la libertà non può esprimersi, la miseria non trova ostacoli
Röpke: se vuoi la pace prepara le istituzioni
Il ripensamento della logica del potere assoluto, il rifiuto radicale della ragion di Stato e della doppia morale hanno condotto Röpke a soluzioni istituzionali che guardano a forme progressive di federalismo
La deglobalizzazione e la fine del mondo unipolare
La consunzione di tale ordine internazionale spinge Capozzi ad immaginare una nuova sistemazione fondata su differenti “spartiacque divisivi”, accomunati dal ridimensionamento dell’Occidente e dall’emergere di culture che, sebbene nascano dal ventre occidentale, si contraddistinguono per una radicale critica alla sua cultura tradizionale
Umanesimo e impresa per la “civitas”. Ecco spiegata l’arte della mercatura
Considerando l’impresa un nodo di cooperazione sociale il cui fine trascende gli interessi delle parti, in cui i singoli attori, perseguendo fini differenti, coordinano le loro attività e svolgono l’attività produttiva, la funzione dell’impresa è la creazione di valore pluridimensionale e in tale logica la nozione di impresa incontra i concetti di gestione fiduciaria e di bene comune
La crescita per lo sviluppo
Oltre l’elemento quantitativo della crescita economica è necessario che si consideri anche l’elemento qualitativo che comprende il rispetto che ciascuno deve all’altro in quanto immagine visibile del Dio invisibile
“Società vitale” in “Stato essenziale”. Al cuore stanno libertà scolastica e lavoro
Flavio Felice “Avvenire”, 27 gennaio 2023 «Guai che un uomo, che un gruppo di uomini, pensino di modificare il mondo con la bacchetta magica del potere statale, credendosi onnipotenti, mentre dovrebbero sentirsi umili cooperatori delle forze sociali nel loro progressivo sviluppo». Con queste parole di Luigi Sturzo poste in esergo, Maurizio Sacconi e Alberto Mingardi…
La dottrina sociale di Benedetto tra mercato e persona
Una sana economia di mercato e un altrettanto sano sistema democratico, domestici o globali che siano, sono sempre limitati da un ordine giuridico che li regola e da istituzioni morali che interagiscono con essi e li influenzano, essendone esse stesse influenzate
Se l’era post-pandemica pretende di rimettere al centro la persona
La complessità del mondo contemporaneo impone una rinnovata consapevolezza della centralità dell’ecologia umana quale presupposto essenziale per un ordine economico e politico al servizio della persona libera e responsabile
Nella democrazia il “cavallo di Troia” illiberale
Essersi illusi di aver tagliato il traguardo della storia, oltre il quale non sarebbe stato immaginabile andare e dal quale non si sarebbe potuto retrocedere, se non espandendo la propria egemonia per imitazione della struttura istituzionale, credo abbia rappresentato il più alto tradimento dei valori democratici, una mutazione genetica che è alla base della ragione per cui oggi siamo così incerti, avendo fatto entrare nella nostra cittadella democratica, antiperfettista e fallibilista, il cavallo di Troia delle democrazie illiberali