Novak e lo spirito del capitalismo, una lezione attuale

Flavio Felice

“Il Sole 24 Ore”, 11 marzo 2022

Nel 1982 il politologo statunitense Michael Novak dava alle stampe The Spirit of Democratic Capitalism (Madison Books), un’opera che avrebbe lasciato un segno indelebile negli anni a venire e condizionato non poco la cultura politica in seno all’Europa. In particolare, in Polonia si aprì un grande dibattito all’interno di Solidarność sull’opportunità di pubblicare clandestinamente l’opera; alcuni lo ritenevano un rischio troppo alto. In seguito ad un concitato dibattito e ad una votazione, prevalsero i sostenitori della pubblicazione e sono in molti oggi a guardare a quel voto come ad uno spartiacque nella storia del movimento operaio polacco che segnò il suo definitivo allontanamento dal socialismo.

The Spirit of Democratic Capitalism ha rappresentato un momento di cesura anche nella vita intellettuale di Novak. Il democratico Novak, il consigliere di figure come Eugene McCarthy e Robert Kennedy, George McGovern e Sargent Shriver, in occasione della campagna presidenziale del 1980 maturò un dissenso sempre più profondo nei confronti del Partito Democratico. Nell’arco di pochi mesi, racconta lo stesso Novak, «Persi molti amici stretti, il mio telefono smise di suonare, lettere arrabbiate di cari amici mi supplicavano di desistere. Mi evitavano ai congressi, anche gli amici più stretti».

L’importanza dell’opera e la sua attualità, alla luce della grave crisi che sta investendo il cuore del mondo occidentale, risiedono nell’aver spiegato che ogni sistema tende alla realizzazione di alcuni ideali, la cui conoscenza rende i soggetti attivi nel tempo presente e li spinge a far meglio nel futuro. Novak individua nel “capitalismo democratico” il rapporto plurarchico tra le istituzioni che promuovono e difendono le libertà in campo economico, politico ed etico-culturale: libera impresa, democrazia e pluralismo. Il capitalismo, infatti, non può essere disgiunto dalla cultura e dalla morale che nutrono le virtù e i valori dai quali dipende la sua stessa esistenza, né può essere separato da un ordinamento autenticamente democratico basato da un lato su un governo limitato, dall’altro sulle numerose attività legali, senza le quali sarebbe impossibile un’economia prospera; un ideale di ordine al centro del quale ci sia una cultura posta al servizio dell’“integrale libertà umana”, che agisca da propulsore dello sviluppo economico, della libertà politica e dell’impegno etico culturale.

Capitalismo e democrazia non possono funzionare se incontrollati, non disciplinati e, soprattutto, se non limitati da meccanismi posti a difesa dei diritti individuali. Grazie a questi limiti e aggiustamenti, sia il sistema economico sia quello politico non operano in una sfera priva di freni, e la loro libertà è regolata da altre libertà, così come ogni potere è limitato da una controparte. Per tale ragione, i tre grandi sistemi della vita umana (quello politico, quello economico e quello etico-culturale) si bilanciano a vicenda come se fossero i tre lati di un triangolo.

Il contesto storico culturale nel quale matura l’opera di Novak è segnato da due fronti che appaiono nuovamente e drammaticamente contrapporsi, restituendo nuova vita ad un’opera che è ormai un classico delle scienze sociali: da un lato la battaglia combattuta dalle popolazioni dell’Europa centrale ed orientale a favore di società libere, nel deserto spirituale nelle quali erano state costrette a vivere per circa mezzo secolo. Dall’altro le popolazioni occidentali, chiamate a rispondere positivamente all’impresa di sviluppare una cultura degna e conforme alle libertà politiche, economiche e culturali che hanno ereditato.

Oggi Novak sarebbe in prima linea con i resistenti ucraini, a difesa della democrazia liberale, contro la fiera rivendicazione sovranista e populistica; sosterrebbe, oggi come allora, la necessità che ogni generazione combatta la propria battaglia, scegliendo i principi sui quali le società libere sono fondate.

The Spirit of Democratic Capitalism continua ad essere una miniera preziosa, dove cogliere i caratteri politici, economici e spirituali che qualificano le istituzioni che stanno alla base delle democrazie liberali; in breve, l’opera di Novak ci ricorda che essersi illusi di aver tagliato il traguardo della storia ha rappresentato il più alto tradimento dei valori democratici, liberali e cristiani. Una mutazione genetica che è alla base anche dell’attuale crisi, avendo fatto entrare nella cittadella democratica: antiperfettista e fallibilista, il cavallo di Troia delle democrazie illiberali: sovraniste e populistiche; d’altronde, come giustamente ammoniva Antonio Rosmini: «Chi non è padrone di sé, è facilmente occupabile».

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