“Il pineta che speriamo”. Pe runa “ecologia umana” e non mera “sostenibilità ambientale”

Flavio Felice

“Il Sole 24 Ore”, 20 ottobre 2021

La crisi economica, sanitaria e ambientale che stiamo vivendo ha provocato le analisi di esperti di diversi orientamenti e numerosi tentativi di arginarla da parte delle grandi istituzioni mondiali. Non deve quindi stupire se anche la Chiesa italiana tenti di rispondere ai quesiti teorici e alle evidenze empiriche sollevate dal profondo sconvolgimento delle strutture e delle società mondiali.

È questa la situazione problematica nella quale si inserisce la 49° edizione delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani, intitolata: Il pianeta che speriamo: ambiente, lavoro, futuro. #Tuttoèconnesso che si terrà a Taranto dal 21 al 24 ottobre.

La critica al paradigma dominante rappresenta uno degli assi portanti dell’enciclica di Papa Francesco: Laudato si’. Per questa ragione, il cammino verso la prossima “Settimana Sociale” di Taranto, è stata un’occasione per mettersi in discussione e per dialogare senza pregiudizi né preconcetti, alla ricerca prudenziale di soluzioni sempre più conformi alla dignità della persona.

Oltre alla doverosa analisi delle buone pratiche, co siamo concentrati sui nessi teorici relativi alle principali questioni che interpellano il dialogo tra riflessione scientifica e Dottrina sociale della Chiesa, proprio come indicato nell’Instrumentum laboris: «abbiamo bisogno di un pensiero capace di non chiudere i concetti, di ristabilire le articolazioni fra ciò che è disgiunto, di sforzarci di comprendere la multi-dimensionalità, di pensare con la singolarità, con la località, la temporalità, ma di non dimenticare mai l’insieme in relazione» (n.18); per questa ragione abbiamo dedicato il numero 5/6 del 2020 e il numero 2 del 2021 della rivista scientifica “La Società” al tema della Settimana Sociale, lanciando una call for papers, riservata al mondo accademico.

Abbiamo così individuato quattro questioni che mi limiterò schematicamente a sintetizzare. In primo luogo, il tema dell’Identità e missione della Dottrina sociale della Chiesa nel Terzo millennio, a partire dal dialogo con alcuni portati recenti delle scienze sociali. In secondo luogo, il tema della sostenibilità; abbiamo sottolineato come l’impostazione malthusiana sia stata sempre estranea allo sviluppo della dottrina sociale della Chiesa. Tali dottrine si basano sull’enfatizzazione della questione della scarsità delle risorse rispetto ai fini, evitando tuttavia di venire alle prese con l’essenza della crescita economica moderna, che ha smentito le previsioni maltusiane, dimostrandosi costantemente in grado di allentare i vincoli di scarsità. Il terzo luogo, il passaggio Dalla connessione alla comunione. Sulle prospettive digitali e sulle nuove responsabilità. Infine, abbiamo posto l’accento sul tema dell’ecologia integrale come contributo per l’uomo contemporaneo per ritrovare il suo posto nella comunità-azienda e espletare i propri doveri nei confronti dell’ambiente, che per i credenti è il creato.

L’ambiente, il lavoro e il futuro assumono un significato ancor più specifico se interpretati alla luce del “tutto è connesso”. Non si tratta dell’enunciazione di uno dei tanti slogan che affollano la piazza virtuale in questi tempi contraddistinti da facile retorica comunicativa. Il “tutto è connesso” vuole esprimere il tratto qualitativo più profondo dell’epoca che stiamo vivendo. Dal nostro punto di vista, “tutto è connesso” significa rendere ragione di almeno tre dimensioni della vita umana: la dimensione esistenziale, che rinvia all’integrità dell’umano; la dimensione funzionale, che ci ricorda la cifra plurarchica della società, senza che nessuna delle sfere possa avanzare monopoli o pretesi primati: politica, economia e cultura (democrazia, mercato e pluralismo) si tengono e cadono insieme; infine, la dimensione spazio-temporale, che ci pone di fronte alle sfide geopolitiche del presente e del futuro, in uno scenario globale che oscilla tra le istanze sovranazionali di tipo globalista e quelle internazionali ancora di matrice statocentrica, rendendo estremamente complessa l’individuazione e la comprensione della fonte di legittimità della decisione pubblica, venuta meno la certezza dei limiti territoriali e di merito, entro i quali l’autorità politica esercita le proprie funzioni di sovranità sempre più evanescenti.

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