Flavio Felice
«La pretesa di azzeramento della distanza tra chi governa e chi è governato minaccia direttamente la funzione rappresentativa, che si è gradualmente strutturata e rafforzata all’interno delle democrazie liberali soprattutto attraverso i corpi intermedi». È questo il filo rosso che lega le parti che compongono il bel libro di Antonio Campati. L’Autore si pone l’obiettivo di riportare l’attenzione della teoria politica sulla distanza democratica, intesa come quell’area intermedia tra rappresentanti e rappresentati all’interno del governo rappresentativo. Dal momento che l’ampiezza dell’area di rappresentanza politica esprime anche la cifra inclusiva del processo democratico, riteniamo che i temi trattati e gli argomenti presentati da Campati impattino in maniera decisiva sull’attualità e ci consentano di esprimere un giudizio informato sulla qualità delle nostre istituzioni politiche. Inoltre, tale analisi del funzionamento del sistema politico ci consente di mettere in luce come le tendenze alla disintermediazione si siano manifestate anche in altri frangenti della storia politica dell’Occidente, attraverso pensatori, movimenti e pratiche le più diverse; in tal senso, le recenti inclinazioni verso forme di immediatezza politica possono essere considerate l’ultimo capitolo di un lungo percorso, nonostante presentino comunque dei tratti inediti: il principale dei quali è il tentativo di scalfire l’architettura della democrazia rappresentativa per trasformarla in una democrazia immediata proprio grazie alla pervasività con la quale tali forme di immediatezza definiscono la maggior parte dei discorsi e delle prassi politiche.
Il libro è articolato in cinque capitoli. Il primo fissa i termini che definiscono la pretesa di accorciare le distanze tra rappresentanti e rappresentati. In particolare, se nel dibattito pubblico tale aspetto viene semplicisticamente riassunto nella contrapposizione tra élite e popolo, si cercherà di considerarlo in termini ben più problematici, specialmente in relazione ad alcuni dibattiti sviluppati dalla teoria democratica contemporanea. Il secondo capitolo propone una ricostruzione della genesi dei corpi intermedi. Infatti, nell’analizzare i processi di disintermediazione è necessario approfondire la natura dei soggetti mediatori e le implicazioni che la loro azione produce all’interno di un sistema rappresentativo: viene pertanto ripercorso il loro tortuoso percorso di sviluppo e di legittimazione, costellato da stagioni molto diverse le une dalle altre, che includono momenti in cui i corpi intermedi sono esaltati e altre, al contrario, durante le quali viene auspicata una loro radicale cancellazione. Conseguentemente, nel terzo capitolo, vengono esaminate le principali teorie della mediazione (e della disintermediazione), elaborate proprio in concomitanza delle diverse fasi del percorso di sviluppo dei corpi intermedi, offrendone così un approfondimento teorico più puntuale. Sulla base delle ricostruzioni del secondo e del terzo capitolo, il quarto si concentra sulle problematicità concettuali che emergono dall’utilizzo dell’espressione «democrazia immediata». In tempi recenti, essa è infatti utilizzata per indicare un modello politico fortemente influenzato dai processi di disintermediazione, i quali renderebbero davvero esiguo lo spazio nel quale possono agire i corpi intermedi. Ma, come si è già ricordato, essa ha una lunga storia alle spalle, intrecciata con i processi di sviluppo della democrazia rappresentativa. Infine, il quinto capitolo si sofferma sul concetto di distanza democratica, con l’intento di chiarire come la più recente «crisi» dei corpi intermedi all’interno del governo rappresentativo e la presunta torsione in senso immediato della democrazia debbano essere studiate riscoprendo le «logiche» che sottendono alla democrazia stessa, soprattutto quelle di prossimità e di distinzione. Ciò consentirà, da un lato, di svelare come sia davvero difficile esprimere la realtà collettiva, senza il ricorso a un «terzo organizzatore» e, dall’altro, come l’attrattiva nei confronti del breve periodo sia un fenomeno in larga parte strutturale all’interno delle sintesi politiche.
Se la lunga marcia del liberalismo ha incrociato storicamente la lunga marcia della democrazia, oggi la liberal-democrazia appare fortemente minacciata dalle mai sopite tendenze a risolvere la decisione politica nella disintermediazione istituzionale e corriamo il rischio di assistere inermi ad un popolo ridotto a gregge che si consegna nelle mani di un governante sempre più pastore e uomo solo al comando.
A. Campati La distanza democratica. Corpi intermedi e rappresentanza politica, Vita e Pensiero, pp. 163, €18,00