Umanesimo e impresa per la “civitas”. Ecco spiegata l’arte della mercatura

Flavio Felice

“Avvenire”, 2 febbraio 2023

English version

Con la pubblicazione del classico di Benedetto Cotrugli: Il libro dell’arte della mercatura, la biblioteca degli studiosi di scienze sociali si arricchisce di uno strumento prezioso e di rara bellezza. Composta nel 1458, l’opera rimase manoscritta per oltre cento anni. È giunta a noi tramite tre copie abbastanza discordanti tra loro; una prima conservata presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, una seconda incompleta è nella biblioteca Marucelliana, sempre a Firenze, e una terza è quella trascritta da Marino Raffaelli nel 1475 e si trova presso la National Library della Valletta. L’edizione che qui presentiamo, impreziosita dall’introduzione di Marco Vitale e dagli scritti di Carlo Carraro, Tiziana Lippiello e Fabio L. Sattin, curata da Vera Ribaudo, consiste nella prima traduzione integrale in italiano moderno con testo originale a fronte.

Benedetto Cotrugli nasce a Ragusa, l’attuale Dubrovnik, intorno al 1416, da Giacomo e Nicoletta Illich, un’importante famiglia di mercanti. È il terzogenito di otto figli ed è avviato ad una vita di studi, che tuttavia dovrà interrompere per occuparsi dell’impresa di famiglia, dopo la malattia del padre. Il campo d’azione dell’imprenditore Cotrugli fu Venezia, la sua Ragusa, l’Africa, la Spagna e, in generale, tutta l’area del Mediterraneo occidentale. Nel 1451 inizierà la carriera politico-diplomatica, entrando a corte del re Alfonso d’Aragona e trasferendosi a Napoli. In seguito ad una vicenda finanziaria mai del tutto chiarita, il Cotrugli subì la condanna all’esilio da Ragusa e rimase a Napoli, dove incrementò l’attività diplomatica e assunse la direzione della Zecca di Napoli e dell’Aquila, dove morì nel 1469.

È opinione condivisa che l’opera del Cotrugli rappresenti una pietra miliare nelle discipline economiche-aziendalistiche; Luc Marco e Robert Noumen della Sorbonne l’hanno definito il fondatore della scienza della gestione e Niall Ferguson dell’Università di Harvard ha dedicato al Cotrugli un capitolo del suo libo The Square and the Tower. Dobbiamo soprattutto allo storico Oscar Nuccio la capacità di tracciare la linea storica e teorica che dal giureconsulto Albertano da Brescia giunge fino all’americano Benjamin Franklin, passando per gli umanisti Coluccio Salutati, Poggio Brecciolini e il nostro Cotrugli. Una linea che evidenzia il valore del lavoro, dell’operosità, della ricerca del profitto attraverso l’innovazione e la capacità di rispondere alle esigenze che emergono dalla città, nella quale il “buongoverno” passa per i “buoni governi” dei tanti ordini presenti all’interno della civitas, senza che nessuno possa avanzare alcuna pretesa egemonica sull’altro. Una linea che sposa il repubblicanesimo umanista con la cultura dell’intrapresa e l’idea che la libertà e la responsabilità siano due facce della stessa medaglia che investono la vita civile in tutta la sua interezza: politica, economica e culturale.

In tal senso, non possiamo non ricordare la definizione di impresa che il Cotrugli ci ha lasciato: «mercatura è “un’arte, ovvero una disciplina praticata tra le persone legittimate a esercitarla, ordinata secondo giustizia e relativa alle cose commerciali, per la conservazione del genere umano, ma pure con speranza di guadagno». Una definizione talmente chiara che ci consente di comprendere i due grandi obiettivi che si prefigge l’autore, così come li evidenzia anche Vitale nella sua introduzione. In primo luogo, descrivere l’attività imprenditoriale, non semplicemente lecita e rispettabile, ma soprattutto indispensabile. In secondo luogo, mostrare la funzione dell’impresa nella società, in quanto attore per l’incessante ricerca del bene comune. Tre sono i principi che si evincono dalla definizione del Cotrugli: innanzitutto, l’impresa deve svolgersi tra persone legittimate (principio di legalità); in secondo luogo, deve essere ordinata (il principio del neminem laedere); infine, deve tendere ad un profitto (il principio di conservazione della specie umana). Ebbene, questa definizione del Cotrugli sembra anticipare quella di Peter Drucker, secondo il quale le imprese sono organi della società che svolgono funzioni che le trascendono.

Considerando l’impresa un nodo di cooperazione sociale il cui fine trascende gli interessi delle parti, in cui i singoli attori, perseguendo fini differenti, coordinano le loro attività e svolgono l’attività produttiva, la funzione dell’impresa è la creazione di valore pluridimensionale e in tale logica la nozione di impresa incontra i concetti di gestione fiduciaria e di bene comune.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.