Flavio Felice
Siamo consapevoli di vivere in un tempo complicato, la pandemia ha aumentato ancor di più tale consapevolezza e sono in molti a ritenere che essa abbia rappresentato un acceleratore di un processo già da tempo avviato. Luca De Santis, presbitero e docente di teologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore, nella sua recente pubblicazione Nella nuova epoca. Riflessione post pandemiche su politica, famiglia e Chiesa (Marcianum Press, Venezia 2022), ritiene che le difficoltà socio-politiche di questa nostra contemporaneità siano dovute alla manifesta incapacità di comprendere e di sapere interpretare le istanze dell’epoca che ci è dato di vivere. La cifra di tale incapacità si sarebbe manifestata in maniera evidente con l’emergere e il diffondersi della pandemia da COVID-19, la quale, sebbene non ci avrebbe traghettati definitivamente nel cuore di una nuova epoca, ci avrebbe consentito di cogliere in maniera brusca, ma definitiva, tutte le problematiche già esistenti e operanti nel variegato campo sociale, accelerandone l’impatto e esasperandone le conseguenze.
L’analisi dell’Autore assume come riferimento storiografico il dato che il processo nel quale si è innestata la pandemia sarebbe iniziato intorno alla metà dell‘800 e, a dimostrazione di questa tesi, registra alcuni eventi ben circostanziati dal punto di vista filosofico, culturale, religioso, scientifico, sociale e politico. All’inizio del ‘900 alcuni pensatori mostrano piena consapevolezza del transito epocale che si stava compiendo sotto ai loro occhi, tra i tanti, De Santis si sofferma su tre figure: il filosofo Martin Heidegger, il teologo Romano Guardini e lo storico delle istituzioni Jacques Ellul. È opinione dell’autore che le istanze di questa nuova epoca non siano state comprese nella loro specificità, anche perché, per certi versi, il ‘900 continuerebbe ad essere un secolo difficile da decifrare. L’Autore definisce questo nuovo tempo come l’epoca della tecnica, un’epoca caratterizzata da un pensiero che ha finito per modellare l’uomo del ‘900 e, con esso, la nostra stessa contemporaneità; un pensiero che all’interno del testo viene ben descritto in tutte le sue fasi, evidenziandone anche le conseguenze sul piano sociale e che spinge l’Autore ad affermare che “quando un uomo non ha chiara la propria identità è facilmente manovrabile”; Antonio Rosmini affermava che chi non si possiede è facilmente occupabile.
La fase acuta della pandemia sembrerebbe ormai passata e da più parti si auspica un ritorno alla normalità che tuttavia è prevedibile non sarà la stessa che ci siamo lasciati alle spalle; dobbiamo ad esempio tener conto di come hanno vissuto i nostri ragazzi, basti pensare a quella orrenda espressione con la quale si è voluto rappresentare la sacrosanta esigenza di non contagiarsi: il “distanziamento sociale”, proiettando l’idea che il non potersi abbracciarsi e il non darsi la mano fossero qualcosa di più di un mero “distanziamento fisico”, addirittura “sociale. Il ritorno alla normalità, dunque, deve considerare anche un accompagnamento psicologico e la scuola, la parrocchia, le tante forme di associazionismo sono centrali in questo processo.
Secondo De Santis, il pericolo più grave che corriamo in questa fase post pandemica consiste nel considerare il prossimo come una minaccia e la parola distanziamento sociale, oltre al bombardamento mediatico contro podisti e ciclisti, marchiati come pubblici untori, ha sicuramente contribuito a creare un clima favorevole ad una “nuova normalità” fatta di diffidenza reciproca e di disinteresse per la salute psicologica dell’altro, il suo umore, il suo sentimento.
Non andrebbe mai dimenticato che, per via amministrativa, con i famigerati DPCM, abbiamo tutti subito una pericolosissima restrizione delle libertà personali. L’“ecologia integrale”, cara a tutta la riflessione della Dottrina sociale della Chiesa, ci impone di considerare la salute della democrazia una componente di tale ecologia, almeno quanto la salute fisica e quella della biosfera. La complessità del mondo contemporaneo impone una rinnovata consapevolezza della centralità dell’ecologia umana quale presupposto essenziale per un ordine economico e politico al servizio della persona libera e responsabile.
Luca De Santis, Nella nuova epoca. Riflessione post pandemiche su politica, famiglia e Chiesa, Marcianum press, Venezia 2022, pp. 160