“Avvenire”, 25 agosto 2016
COSTANTINO COROS
Don Paolo Asolan, docente ai corsi di Dottrina sociale della Chiesa promossi dalla Fondazione Centesimus Annus – Pro Pontifice in collaborazione con la Pontificia Università Lateranense dove insegna Teologia pastorale fondamentale, si sofferma su fede, economia e tecnologie allargando lo sguardo ai valori della gratuità e della fiducia nell’economia.
Fede, economia, tecnologie: in che rapporto stanno?
Stanno in un rapporto dinamico, sempre da elaborare e verificare. Fa parte della pastorale sociale e della teologia sociale aver cura di questo rapporto. Dobbiamo essere preoccupati che tra loro la fede, l’economia e la tecnica si relazionino in maniera adeguata, cioè rispettosa dell’uomo. Un pericolo reale come quello dell’assolutizzazione della tecnica, infatti, trascina con sé un’autolimitazione della r! agione umana, una riduzione o, addirittura, cancellazione della trascendenza della persona, un’economia che si chiude entro un sistema autoreferenziale. Ne risente la concezione stessa dello sviluppo e quindi la possibilità della pace: se il benessere da raggiungere non è purificato dalla fede, anche lo sviluppo rischia di perdere il suo carattere umano. Il benessere, come la felicità, non sono mai raggiungibili mediante delle tecniche, delle tecnologie: la persona umana vive e si compie in una dimensione spirituale, imma-teriale, la stessa dalla quale nasce e vive la fede. Viceversa se prevalesse, ad esempio, l’ideologia della tecnica, essa configurerebbe anche l’economia, o l’impresa, e potrebbe relegare la solidarietà o altri valori umani ai compiti della politica, da aggiungere alla fine dei processi economici e non invece come parte integrante di essi.
La Dottrina socia! le della Chiesa cosa insegna rispetto al rapporto dell’uomo con il progresso tecnologico?
Il progresso tecnologico lascia aperta la questione di come recuperare la dimensione spirituale della persona umana non solamente religiosa. L’uomo non è soltanto il prodotto di ciechi meccanismi evolutivi e questo riguarda anche l’evoluzione della tecnica, che non può consistere solo in un nuovo livello particolarmente sofisticato di evoluzione materiale, che arrivi magari a modificare l’uomo così come l’abbiamo conosciuto finora. Così come il pensiero, la volontà, la comunicazione, l’amore sono realtà immateriali – non tecniche, né tecnologiche – che rinviano a un Fondamento inevidente e tuttavia realmente presente e operante, del quale l’uomo rimane immagine e somiglianza, al di là di tutti i riduzionismi che vediamo oggi all’opera. Dunque, il progresso tecnologico ha! bisogno di integrare costantemente, all’interno della relazione dinamica con la fede e l’economia le dimensioni peculiarmente umane che il progresso tecnologico non può produrre e nemmeno sostituire.
La gratuità può generare valore economico?
È forse con la Caritas in Veritate che il tema della gratuità è direttamente affrontato e colto nella sua implicazione con quello dello sviluppo, anche economico. L’autentico sviluppo necessita di risorse non solo economiche ma immateriali e culturali. Verità e amore – le due realtà di cui l’essere umano vive – non sono umanamente producibili, sono gratuite e superano la semplice dimensione della fattibilità tecnica. Senza una tale gratuità lo sviluppo diventa praticamente impossibile. Così come l’elemento non prodotto, ma ricevuto della fraternità e dunque d! i una dimensione di dono e gratuità nelle relazioni umane, sia di de! cisiva importanza per la soluzione di alcuni dei problemi più angosciosi che abbiamo davanti a noi. Perché questo avvenga bisogna che la reciprocità propria della fraternità entri dentro i meccanismi economici, fino a offrire criteri pratici e concreti di redistribuzione, solidarietà, giustizia sociale.
La Dottrina sociale può contribuire a creare percorsi di fiducia nelle relazioni economiche?
La domanda può apparire retorica: questo è quello che tutti auspichiamo, dal momento che la Dottrina sociale della Chiesa pone esattamente la questione della fiducia come questione imprescindibile perché vi sia vita sociale e vita umana in genere. La Dottrina sociale non solo lo ricorda nella sua elaborazione teorica, ma anche nell’offerta di vie percorribili e concrete che abbiano come soggetto i singoli fedeli laici, le comunità cristiane di tut! ti i tipi, le concrete realtà di servizio al mondo.