Il liberalismo come ideologia di Michael Freeden

Flavio Felice

“La Ragione”, 21 febbraio 2024

A partire dalla lettura del saggio di Michael Freeden: Liberalismo (Rubbettino, 2023, con introduzione di Maurizio Serio), ci interroghiamo sulla crisi in cui versa il liberalismo. L’autore sembra dirci che tutto ciò che ha a che fare con gli ideali di libertà, di giustizia, di pace, di ragione, di diritto, di emancipazione, entra nel crogiolo di un sistema di pensiero che, sapientemente mescolato, come un buon cocktail, finisce per assumere l’attributo di liberale; il liberalismo, dunque, appare come qualcosa di indefinibile.

Nell’analisi di Freeden, il liberalismo è presentato come ideologia: un sistema complesso di idee, di valori e di credenze, di concetti. In particolare, possiamo individuare sette concetti: libertà, razionalità, individualità, progresso, socialità, interesse generale e potere limitato e responsabile. La tesi di Freeden è che tale sistema ideologico, incrociando alcune determinate fasi storiche, sia tutt’altro che rigido, al punto da risultare del tutto impossibile parlare di liberalismo come di una teoria politica, economica e culturale omogenea. È questa la cosiddetta interpretazione “morfologica” del liberalismo, nella convinzione che tutte le varianti di liberalismo che sono emerse nella storia presentano, in misura differente, i sette caratteri elencati poc’anzi.

Una simile struttura morfologica renderebbe il liberalismo un sistema interpretativo aperto e inclusivo, anzi, avrebbe il potenziale per essere considerato il sistema ideologico inclusivo per eccellenza, senza per questo spalancare le sue porte ai suoi nemici; risuonano le parole di Karl Popper, per il quale la società aperta è aperta a tutti, tranne che agli intolleranti; in breve, la società aperta non è una società spalancata, priva di difese di fronte ai nemici interni ed esterni. Inoltre, la medesima considerazione ci invita anche ad un’attenta analisi del cosiddetto “Paradosso di Böckenförde”, il costituzionalista tedesco Ernst-Wofgang Böckenförde, secondo il quale «lo Stato liberale secolarizzato vive di presupposti che non può garantire».

Forse, di fronte a tanta indeterminatezza, per far fronte all’attuale crisi del liberalismo, andrebbe considerato con maggior forza che alla base del “piano liberale” abbiamo il principio di uguaglianza, l’idea che nessun essere umano sia venuto al mondo per dominare un altro uomo. In breve, il liberalismo scardina l’idea che esista qualche ceto, qualche gruppo o razza o classe capaci per natura e, dunque, chiamati dal destino ovvero dalla provvidenza a dominare sugli altri.

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