Flavio Felice
“Avvenire”, 23 settembre 2025
«Lo Stato sovrano moderno, sebbene non eserciti un controllo perfettamente supremo e completo sull’ordine civile, è animato da un’ideologia dell’ordine profondamente problematica che spinge i funzionari statali a esercitare un’influenza sproporzionata sui cittadini e sulle associazioni che rientrano nella loro sfera di competenza». Sono queste le parole con le quali David Thunder conclude il suo bellissimo libro intitolato: The Polycentric Republic. A theory of Civil Order for Free and Diverse Societies (Routledge, 2025, pp. 199), vincitore per il 2025 del premio indetto dalla Fondazione Joseph Ratzinger, la cui cerimonia si terrà il 30 settembre in Vaticano. Al cuore del libro abbiamo la rappresentazione della cosiddetta “Repubblica policentrica”, un concetto politico, ancor prima che un assetto istituzionale, imperniato sul valore del pluralismo sociale e istituzionale e sul rifiuto categorico del monismo; dell’idea che lo Stato (Status rei publicae) – frutto di un’artificiale reificazione dell’autorità politica – possa avanzare la pretesa di risolvere l’irriducibile pluralismo civile, in nome di una qualsivoglia nozione di sovranità.
L’idea di policentrismo fa il paio con la nozione di “plurarchia”, elaborata da Luigi Sturzo sin dal 1935, durante l’esilio londinese, nel suo trattato di sociologia politica intitolato: La società. Sua natura e leggi (Rubbettino, 2005). Ricorrendo alle parole del teorico siciliano, per policentrismo-plurarchia, intendiamo «la formazione di centri diversi di coesistenza sociale, con propria autonomia e con reciproco contatto, ora di tolleranza ora di lotta». La Repubblica policentrica vede il ruolo da attore protagonista della società civile, intesa come l’argine critico alla pretesa assolutistica avanzata da qualsiasi componente e il terreno di coltura di una mentalità critica che dispone le persone a resistere alle mire egemoniche di qualsiasi tipo e provenienti da qualsiasi parte; trattasi della rete di comunità territoriali e non, di enti concorrenti, di formazioni sociali, di enti economici, sociali, religiosi e quant’altro. Se a questa complessità civile associamo anche quella interna dell’ente pubblico, allora otteniamo una rappresentazione civile come realtà radicalmente e irriducibilmente differenziata, la cui articolazione è comprensibile ricorrendo alle due forme di sussidiarietà che si incrociano: orizzontale e verticale. La sussidiarietà orizzontale garantisce un’armonica ripartizione dei compiti e dei fini tra soggetti pubblici e privati, mentre la sussidiarietà verticale si traduce nella distribuzione delle competenze e degli obiettivi tra i diversi livelli territoriali del governo dell’ente pubblico; la circolarità delle informazioni, degli interessi e delle responsabilità fra i due livelli della relazione sussidiaria ci offre la possibilità di armonizzare gli interessi e di integrare la dimensione del government con quella della governance, improntata alla dinamica bottom-up.
Il libro di Thunder mira a raggiungere tre obiettivi. In primo luogo, intende evidenziare il danno arrecato dalla nozione di sovranità, anche definita da Luigi Einaudi, “la spada di Satana”; in secondo luogo, si propone di sviluppare una teoria dell’ordine civile che favorisca la vita delle persone, uniche detentrici dello status publicus, nelle loro comunità spontanee: famiglia, impresa, scuola, università, comune; infine, in questa prospettiva teorica, si propone di arricchire il complesso delle teorie federaliste, implementandole attraverso il ricorso alle associazioni non territoriali.
In breve, Thunder vuole sviluppare una forma di federalismo che presenti tre caratteristiche fondamentali: in primis, il rifiuto definitivo della sovranità statale centralizzata; in secondo luogo, il riconoscimento dell’autonomia delle istituzioni politiche locali (territoriali); in terzo luogo, il riconoscimento dell’autonomia delle organizzazioni e delle istituzioni locali non territoriali.
Sulla scia di A. McIntyre, F. v. Hayek, di E. e V. Ostrom, l’idea di Repubblica policentrica di Thunder contrasta con ogni forma di centralismo. La governance sussidiaria permette ai cittadini di esercitare la funzione sovrana, partecipando al processo decisionale. Il principio di sussidiarietà consente di armonizzare e di governare l’irriducibile policentrismo istituzionale, figlio dell’altrettanto irrisolvibile plurarchia civile, e si oppone al monismo, ossia, alla pretesa egemonica di chi, ritenendo di possedere la verità, pretende anche di detenere e amministrare monopolisticamente gli strumenti per omogeneizzare gli interessi contrastanti e imporre la propria soluzione al dilemma del bene comune.
