Il risentimento sociale nutre i populismi e si specchia in politiche anti-immigrazioniste

Flavio Felice

“Avvenire”, 2 giugno 2023

«D’altra parte la democrazia vive di tempi lunghi. Il mondo sarà anche “guasto”, come notava Tony Judt, ma c’è sempre tempo per ripararlo: basta volerlo». Con queste parole, il politologo Armando Vittoria conclude un libro veramente importante sul fenomeno politico delle immigrazioni in Italia.

L’analisi dell’autore prende in considerazione i dati elettorali dal 2008 ad oggi e analizza la progressiva crescita della rappresentanza politica di “far-right”. Tale tendenza sarebbe caratterizzata da una impostazione politica e culturale di tipo anti-immigrazionista, espressione di una domanda politica alla quale si sarebbe adeguata un’offerta via via sempre più conforme. In tal senso, negli ultimi anni sarebbe emersa sul proscenio della politica italiana una variante del populismo fondata su politiche anti-immigrazioniste e su una postura etico-culturale in gran parte “escludente”.

Si tratta di un’interpretazione del fenomeno populistico che pone l’accento sul tema del “risentimento sociale”, esercitato particolarmente da quelle classi che avrebbero percepito il loro relativo e graduale declino, e di come da tale risentimento sia scaturita una predisposizione alla ricerca di un “capro espiatorio” sul quale scaricare le frustrazioni del presente e le paure per il futuro.

Tale politica del risentimento animerebbe la domanda politica maggioritaria del paese ed avrebbe innescato un’offerta politica a specchio, finendo per condizionare le culture politiche sia di destra sia di sinistra. In breve, si tratterebbe di una risposta opportunistica e non mediata dalle istituzioni, le quali invece avrebbero il compito, come usava dire Montesquieu, di saper “tradire il popolo”, quando il popolo urla di liberare Barabba.

La tesi centrale del libro di Vittoria è che la rapida esplosione elettorale dei partiti di destra tra le lezioni politiche del 2013 e quelle del 2022 si possa spiegare, sul lato della domanda politica, ricorrendo a due drivers: “la paura di uno scivolamento di status” e “il risentimento anti-immigrazione”.

Il volume si articola in tre capitoli, corredati da una preziosa appendice dedicata alle fonti e da un’ampia bibliografia. Il primo capitolo inquadra il tema della cittadinanza nei modelli democratici e fotografa le policy italiane sull’immigrazione dal 1986 ai giorni nostri. Nel secondo capitolo si sviluppa la struttura concettuale che farebbe da sfondo alla postura anti-immigrazionista. Il terzo capitolo è dedicato al caso italiano in tutta la sua evoluzione: dal senso di privazione di status, alla gestazione del fenomeno populistico, fino alla rappresentazione fenomenica dell’offerta politica che si è candidata a soddisfare quella data domanda.

Sul piano della proposta, Vittoria individua tre ipotesi. La prima riguarda lo “ius soli condizionato”, inteso come allargamento della piena cittadinanza alla nascita per le seconde generazioni che mantengano in Italia la residenza, la fiscalità e la socialità con costanza; si tratterebbe di approvare una legge ordinaria di allargamento della cittadinanza. La seconda proposta riguarda l’estensione a sedici anni della soglia di rappresentanza per le elezioni a tutti i livelli; una tale misura riguarderebbe anche i nuovi italiani e mirerebbe a riallineare la rappresentanza al nuovo demos elettorale. La terza proposta ha a che fare con la gestione dei flussi e consiste nell’applicazione di una clausola di contingentamento automatico dei permessi di soggiorno che quantifichi i flussi nella soglia data dall’eventuale saldo migratorio negativo sull’anno precedente.

Le proposte avanzate da Vittoria hanno il merito di porre a tema un problema classico del riformismo: intervenire sull’offerta politica, prima che una domanda impulsiva e nutrita dalla demagogia del peggior profittatore politico di turno si imponga come necessaria ovvero che venga percepita come tale; in tal senso, è l’offerta politica che crea la domanda e non viceversa. L’offerta è la proposta politica che i partiti rivolgono agli elettori, la risposta dell’elettore attraverso il voto (la domanda politica) varia al variare della proposta. In assenza di un’offerta politica popolare, liberale e inclusiva, non sorprende che il voto del corpo elettorale non registri tali caratteri e che emergano invece gli unici sui quali l’offerta politica ha ampiamente investito.

Armando Vittoria, L’oppio dei populisti. Risentimento di status e politica anti-immigrazione in Italia (2008-2022), Mimesis, 2023, pp. 150.

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