Ogni critica di passatismo alla riflessione sul binomio democrazia-autocrazia, in forza di una non identificata e retorica contemporaneità fluida e liquida, ci appare soltanto come l’ennesima resa ai fatti – non certo alla Wehrmacht – di cui la storia è ricca, benché la stessa storia sia anche testimone di quanto essa sia sterile, di fronte alla fecondità del coraggio di coloro che seppero sfidare quei fatti e sconfiggere i loro sommi sacerdoti
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Dalla pace alla guerra
Spogliata del suo carattere naturale, la guerra viene ricondotta a ciò che concretamente è: la negazione dell’essere e, per il cristiano, la vanificazione della creazione
Cotta e l’antropologia del conflitto: in principio c’era la pace
La tesi alla quale giunge Sergio Cotta è che la pace possa essere considerata la “condizione dell’esserci dell’io” e che sia ontologicamente originaria dal momento che senza di essa “non vi sarebbe nessuna forma di vita, non vi sarebbe nulla”
