La contemplazione e l’azione

Flavio Felice

“La Ragione”, 14 settembre 2023

Il 2023 è l’anno di Brescia e di Bergamo “capitale italiana della cultura”. Il governo italiano ha risposto ad una proposta avanzata dalle due città, “illuminandole” del titolo come luce di speranza e cura, dopo la triste vicenda della pandemia. È impossibile non ricordare con angoscia quei giorni e non rilevare la compostezza e la generosità dei tanti che si presero cura del prossimo, non facendo mai mancare il sostegno morale e materiale.

È questa una virtù tipica di una società civile attiva e, a tal proposito, riflettendo su una simile attitudine, mi è tornata alla mente la figura di Albertano da Brescia, illustre giurista e letterato, nato nel 1195 e morto intorno al 1270 (la data è incerta). Albertano fu protagonista di importanti vicende politiche dell’epoca: nel 1226 partecipò alla conferma dei patti giurati della Seconda Lega, alla quale aderirono le città lombarde contro Federico II. Nel 1231 presenziò in qualità di sindaco di Brescia il rinnovo della Lega. Nel 1238 venne fatto prigioniero dalle armate di Federico II e tradotto nel carcere di Cremona, dove scrisse il suo primo trattato: Liber de Amore ed dilectione Dei.

Nel 1243, recandosi a Genova, scrisse il suo primo sermone: Sermo inter causidico et quondam notarios super confirmatione vitae illorum; nel 1245 scrisse il secondo trattato: Liber de doctrina dicendi et tacendi; nel 1246 il terzo trattato: Liber Consolationis et Consilii.

I nodi teorici del pensiero di Albertano riguardano le virtù tipiche dell’uomo borghese che abita l’ordine liberale, un aspetto che fa di Albertano il padre della società civile, intesa non come cinghia di trasmissione del potere, quanto insieme di enti concorrenti che competono criticamente con esso, una sorta di argine critico alla tendenza del potere politico ad esondare. Tali nodi sono l’atteggiamento positivo nei confronti della ricchezza, il concetto di “uomo naturale”, la virtù della prudenza e la legittimazione del profitto. Lo storico Oscar Nuccio ha evidenziato il contributo tutt’altro che marginale del causidico bresciano al sorgere delle scienze sociali e di come abbia introdotto alla definizione di quella “cosmologia bipolare” tipica del pensiero moderno.

Il carattere esclusivo dell’ideale monastico non attrae il Bresciano, la cui opera evidenzia la continua tensione borghese e liberale a conciliare la vita contemplativa con la vita operativa, un uomo a tutto tondo che concilia la vir sapiens con l’homo faber, un uomo che, citando Ludwig von Mises, è profondamente un homo agens.

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